Per la maggior parte di questi materiali abbiamo introdotto negli ultimi anni anche la versione riciclata. Nell’ottica di un’economia circolare, talvolta, abbiamo convertito la produzione all’uso esclusivo di questa materia, non avendo rilevato differenze sostanziali nel risultato in termini tecnici: aspetto etico che può avere anche un risvolto economico in ottemperanza della Plastic Tax in vigore in alcuni paesi.
I materiali riciclati vengono suddivisi nello stesso modo di quelli vergini, ma rappresentati da codici che ne denotano appunto la loro “natura” con una “r” iniziale (rPS, rPP, rPE). Le caratteristiche generali restano quindi le medesime, con però meno controllo e meno stabilità tra provenienza e lotti: ciò che viene riciclato può derivare da fonti e lavorazioni differenti, si possono quindi trovare lotti in cui il materiale è più “morbido” del precedente o successivo, e – nel caso di colori chiari (dove lo si può notare maggiormente), in cui vi sono sfumature leggermente diverse. Si parla comunque di dettagli che è bene il cliente sappia, ma del tutto gestibili.
Lo scarto può essere di tipo industriale o da post-consumo (quindi da oggetti già utilizzati/consumati, e smaltiti in modo da permetterne il riciclo e la re-immissione nel mercato), e solitamente di colore nero ma per tipologie più selezionate è disponibile anche in colore chiaro (naturale o “biancastro”).