Inizialmente, quando si è deciso che il termine “sostenibilità” per ottenere risultati avrebbe dovuto imporsi prepotentemente nella realtà quotidiana, sono nate parecchie alternative ai materiali ritenuti più dannosi (cui faceva parte anche la plastica), note come bio-plastiche.
Con questo termine si apre un mondo poiché c’è ancora molta confusione a riguardo. Si tratta di polimeri con la caratteristica di essere biodegradabili e/o compostabili e nella maggior parte dei casi i nostri prodotti vengono realizzati con bioplastiche biodegradabili, ove si opta per tale materiale.
Per far sì che sia il prodotto finito ad avere questa classificazione però (diversamente rimane una caratteristica del materiale utilizzato) si devono rispettare alcuni parametri sia di composizione della materia prima che tecnici di design del pezzo, definiti da norme come UNI EN 13432, di cui invitiamo alla lettura se interessati a saperne di più.
Si tratta di un’alternativa sicuramente valida, che nel caso è da sviluppare con il cliente che ha bene in mente la percezione che vuole abbia il consumatore finale del brand (ed è disposto a realizzarla anche economicamente).
Talvolta però non è la preferita poichè genera dubbi al consumatore finale, che non essendo adeguatamente informato, non sa come procedere allo smaltimento.